La Storia

Le origini ed i primi anni del Veteran Car Club Etneo

Ho accolto con piacere l’invito rivoltomi dal Comitato Organizzatore per la celebrazione dei 40 anni dalla costituzione del Veteran Car Club Etneo, primo Club di Sicilia federato A.S.I. (Automotoclub Storico Italiano), di rievocare le origini ed i primi passi dell’associazione.

Esporrò, di seguito, alcuni miei ricordi dai quali, nonostante qualche eventuale imprecisione, sarà facile dedurre sia l’antefatto che i fatti che portarono alla costituzione dell’associazione e caratterizzarono i suoi primi anni di vita.

L’antefatto potrebbe essere ravvisabile nella consuetudine delle “matricole” universitarie degli anni ’50 di esibirsi, durante la celebrazione della loro festa, su strombazzanti “caffettiere” o “macinini” del passato, come loro stesse li chiamavano. Comunque non credo che tale tradizione assuma grande valenza nella storia dell’auto d’epoca e del V.C.C. Etneo, poiché la ragione che spingeva le “matricole” ad avvicinarsi alle vecchie auto, talvolta anche maltrattandole, era ben diversa da quella che animava coloro che si emozionavano solo al vederle.

Ritengo, invece, più verosimile ravvisare i prodromi del fenomeno nelle passeggiate romane“ organizzate, sempre nei primi anni ’50, dal grande mecenate barone Giorgio Franchetti che ho avuto il piacere di incontrare in occasione delle sue ricorrenti permanenze nella nostra città, essendo egli contitolare dell’impresa di costruzioni “Franchetti & Giuliani S.p.A.”, operante anche a Catania.

Tali passeggiate manifestavano l’entusiasmo e l’amore per le affascinanti “nonnine“. Rappresentavano quella che l’arch. Angelo Tito Anselmi definiva la concretizzazione di una “esigenza tanto forte quanto indefinita” di salvare e guidare un’auto del passato.

Dai singoli ma tanti desideri di soddisfare detta esigenza ebbe origine un movimento spontaneo di appassionati che tendevano ad associarsi in “Circoli” o “Veteran Car Club”.

Capire il motivo di quella “esigenza” non è facile. Tuttavia potremmo tentarlo riportandoci indietro nel tempo fino agli anni in cui sorse il fenomeno.

Nell’anno 1950 risultavano circolanti in Italia circa 600.000 autoveicoli tra autovetture, autobus ed autocarri. Molti di essi erano stati immatricoli prima della guerra; altri erano residuati bellici venduti dall’A.R.A.R. (Azienda Rilievo Alienazione Residuati).

Ricordo che a Catania circolavano poche automobili: alcune costruite prima della seconda guerra mondiale (Fiat 508 “Balilla”, 508 C, 1100 e 1500, Lancia Augusta, Aprilia, Artena, Alfa Romeo 1750, ecc.); altre, ma poche, subito dopo la fine del conflitto (Fiat 500 B e C; 1100 B ed E; 1500 D ed E, Lancia Ardea ed Aprilia). Godevano di ammirazione l’Alfa Romeo 2500 Touring del dr. Pulvirenti, la Lancia Astura cabriolet del marchese di Casalotto e quella dei Cusmano, la Lancia Aprilia cabriolet del comm. Enzo Giordano e quella del cav. Alessi. Circolava anche la Lancia Artena III serie ministeriale dei Caflisch, con autista.

In piazza Sciuti (Chianu di l’ovvi) era possibile vedere parcheggiate alcune Ansaldo, Ceirano, Fiat 503, Fiat 520, Fiat 521, una Lancia Lambda ed una Frazer Nash. Erano le vetture che effettuavano il servizio noleggio da rimessa da Catania ai paesi dell’Etna e viceversa.

In via Penninello, invece, sostavano alcune Lancia Artena e Fiat 1100 strapuntinate che effettuavano lo stesso servizio da Catania a Lentini, Carlentini e Francofonte. In piazza Stesicoro stazionavano le vetture dirette a Paternò.

Dalle statistiche apprendiamo che nel 1950 lo stipendio di un operaio era di circa £. 25/30.000 al mese. Il pane costava £. 100/110 al kg. La benzina £. 116 al litro. Una pensione non superava £. 4.500 al mese. Ricordo che una Lambretta costava £ 125.000, una Fiat 1100 oltre £ 1.000.000, una Lancia Aprilia £ 1.500.000 ed una Alfa Romeo 2500 SS oltre £ 4.000.000.

Il 1950, però, fu l’anno che diede inizio al “miracolo economico italiano”.

Al Salone dell’Automobile di Ginevra, la Fiat presentò la 1400; al Salone di Torino, la Lancia presentò l’Aurelia e, presso le concessionarie Alfa Romeo di tutta Italia, apparve la 1900. Successivamente entrarono in produzione la Fiat 600, la Nuova 1100/103, la Lancia Appia, l’Alfa Romeo Giulietta, la Fiat Nuova 500 ed apparvero le prime auto estere.

Nella nostra città le nuove auto che destarono notevole attenzione furono la Lancia Aurelia fuoriserie dei fratelli Morosoli e quella di Arturo Michisanti (presidente del “Club Calcio Catania”) nonché l’Alfa Romeo 2500 SS Pinin Farina del dr. Giovanni Sangiorgio Gualtieri, la Mercedes 300 SL (ali di gabbiano) di Federico Cocuzza e la Mercedes 300 S cabriolet di Ugo Di Natale, con targa tedesca.

La presenza dei nuovi modelli decretò la lenta fine di quelli anteguerra. Tuttavia, alla fine degli anni ’50 e all’inizio degli anni ’60, in alcune città d’Italia, sopratutto Roma, Torino, Milano e Bologna, non era difficile incrociare ancora delle Alfa Romeo 1750 berline o spider, Fiat Balilla nelle varie versioni, Fiat 509 e 521 oppure Lancia Augusta, Lambda e Dilambda e, perché no, qualche Isotta Fraschini.

Alla guida non si vedevano indigenti privi delle risorse economiche necessarie per “permutare” la vecchia automobile o per acquistarne una nuova. Si trattava di personaggi, non avanti negli anni e spesso facoltosi, entusiasti delle vecchie automobili, pronti ad emozionarsi solo a vederle. Per loro il modello obsoleto non era un rottame da buttare ma era sempre una “automobile”, dotata di un’individualità oltre ad essere carica di una sovrapposizione di significati tali da renderla estremamente interessante.

A ben vedere, per loro era un “fatto di cultura”.

Angelo Tito Anselmi sosteneva che questi entusiasti l’automobile la indossavano e la possedevano, nel senso fisico ed intellettuale della parola e che, forse, questa era la chiave della posizione dell’automobile nella loro sfera affettiva, così diversa da quella di un treno, di un aereo o di un altro bene strumentale.

Sosteneva inoltre che l’individualità dell’automobile si manifesta con la voce ed il movimento. Le automobili che non rombano e restano inerti in un garage quindi svuotate delle due dimensioni principali – il suono ed movimento - sono poco più che un’ottima fotografia di sé stesse.

Le idee dell’amico Anselmi non erano note a tutti i “collezionisti” di allora, ma il loro rapporto con la propria “nonnina” era, inconsapevolmente, adeguato ad esse e legato alla cultura.

Così come, sin dal 1950, il barone Giorgio Franchetti organizzava a Roma le “passeggiate romane“ con le auto ante 1940, a Milano, l’avv. Eric Maggiar collezionava auto americane mentre, a Bologna, il dr. Domenico Gentili accumulava vecchie glorie nei depositi della “Panigal”, della “Campari & C,” della “F.lli Bonini” e nel chiostro dei Cappuccini. Ad Anzola Emilia, Mario Righini raccoglieva di tutto.

A Catania, agli inizi degli anni 60, era possibile incrociare la Fiat 509 o l’Ansaldo di Alfio Puglisi Cosentino; la Fiat Balilla tre marce di Gianni Chiarenza o la Lancia Augusta di Carlo e Vittorio Menza. Tuttavia erano più entusiasmanti la Fiat 505 coupé de ville, la Lancia Lambda e l’Ansaldo 4 H di Filippo Leanza.

I primi nomi ricorrono ancora spesso tra gli appassionati siciliani. Quello di Filippo Leanza più raramente, anche perché è venuto meno da molti anni.

Filippo Leanza. Chi era costui ?

Per molti fu la persona che privò delle più prestigiose vetture anteguerra la Sicilia e la Calabria. Per altri, il salvatore di tali veicoli dalla demolizione.

Filippo Leanza, che mio fratello ed io conoscemmo grazie al nostro “amico d’infanzia” Sergio Lo Pinto, andava alla ricerca di auto antiche per poi segnalarle ai grandi collezionisti del nord. Costoro gli conferivano l’incarico di acquistarle per loro conto e spedirgliele. Le spedizioni avvenivano a mezzo di pianali vagoni ferroviari.

Ed è per questo che quasi tutte le automobili da lui “trattate”, come soleva dire, si sono salvate anche se di esse furono privati i siciliani ed i calabresi che, all’epoca, le avrebbero quasi certamente demolite.

Molte automobili commerciate dal sig. Leanza partecipano ancora oggi ai raduni o sono esposte nei musei: Alfa Romeo 1500 e 1750, Bugatti, Fiat 525, Lancia Lambda e Dilambda ed altre “fra dei quali” anche una Minerva avalve con sistema Knight e la Fiat 2800 torpedo ministeriale della “Casa Reale”.

Nel 1965, mio fratello ed io, dopo il restauro della nostra Lancia Augusta, abbiamo scoperto che a Palermo sfrecciavano la Balilla tre marce berlina di Giampaolo La Colla e le Balilla tre marce spider di Gaetano Amoroso e di Antonio Catalano. Sentivamo parlare anche di una Fiat 525 del barone Francesco Cupane e di una Fiat 522 S di Gastone Moncada. Aleggiava il mistero sulle Bugatti, la Lancia Astura, la Fiat 521 ed altre belle vetture del Cavaliere Scalia. In Calabria abbiamo conosciuto il conte Franz Rodi Morabito ed ammirato la sua SPA del 1912, le sue Fiat 521 nei vari modelli ed alcune Alfa Romeo 1750 6 C.

Nel 1966, dopo aver visitato il Museo dell’Automobile di Torino, siamo stati ricevuti dal direttore del Centro Storico Fiat, com. Augusto Costantino, col quale avevamo scambiato idee per via telefonica.

Nel 1967 abbiamo conosciuto Luciano Nicolis e, dopo aver visto le sue auto, abbiamo prestato religiosa attenzione al suo grandioso progetto per la realizzazione di un museo. Nello stesso anno, grazie a Filippo Leanza, abbiamo conosciuto Mario Righini il quale, oltre alle proprie auto, ci ha fatto ammirare quelle di alcuni suoi amici.

In tutte queste occasioni, oltre ad avere conosciuto persone con molte delle quali abbiamo stretto disinteressate e durature amicizie, abbiamo scoperto un nuovo mondo dal quale ci tenevano lontani la nostra posizione geografica e l’assenza di riviste specializzate. Perciò abbiamo deciso di dedicare, ogni anno, almeno otto giorni delle nostre vacanze estive andando in giro per l’Italia a conoscere ed incontrare altri “folli”, come noi.

Ed infatti, poco dopo, a Bologna, abbiamo incontrato i fratelli Folli (di cognome), proprietari della Lancia Astura cabriolet già del conte Giovanni Lurani. Poi, man mano, abbiamo intessuto una fitta rete di amicizie, ancor oggi esistente (vita natural permettendo), con pionieri e cultori dell’automobilismo e motociclismo storico. Tra i molti ricordo, citandoli senza alcun ordine: il comm. Franco Bocca, Olao Roveggio, Mario Marri, Saro Rolandi, Veniero Molari, Edoardo Tenconi, Celestino Tartara, Oscar Capellano, l’ing. Giampaolo Cattaneo, l’arch. Angelo Tito Anselmi, il dott. Domenico Gentili, Emilio Storchi detto “Barighin”, Giacomo Trullo e gli amici della vecchia Scuderia S. Martino riuniti al “Bar Sport”, Nino Balestra, Vittorio Vincenzi alias “Vic”, giornalista e disegnatore, il dr. Roberto Bonazzi, Fulvio Carosi, Benito Battilani, Emilio Gritti Morlacchi, Valerio Nardini, il conte Franco Ferniani, Giulio Dubbini, Bruno Fulcheri, il conte Felice Di Tocco, Corrado Cupellini, l’arch. Luigi Ferraresi, Maurizio Tabucchi, Antonio Amadelli, Mario Lana, Tonino Carella, Tullio Giardini, Maurizio Forleo, Luciano Lodico, Giovanni Falchero, Ettore Guerra, Giorgio Guiduzzi, Angelo Dacomo Annoni, i fratelli Edoardo e Luigi Fittipaldi, Umberto Genovese, Cesare De Agostini, Ferdinando Cetti Serbelloni, Bruno Brusa, l’ing. Giacomo Tavoletti, Valerio Abate, il conte Giuseppe Del Balzo di Presenzano, Nello Semprucci, Ruggero Mattasoglio, il conte Giovanni Caproni di Taliedo, Massimo Colombo, Franco Zagari, Antonio Riva titolare dell’omonima carrozzeria, Luigi Lazzaroni, Pippo e Carlo Vaccari, Guido Lamperti, Edilberto Mandelli, Vittorio Serventi, Umberto Peretti Colò, Federico Robutti, Luigi Orsini, Alessandro Ercoli, Remo Tomassini, Nello Salsapariglia, Luigi Baroncelli, gli avv.ti Eric Maggiar e Gabriele Scotto e tanti altri ancora che diedero il primo impulso al movimento.

Nel 1966 la FIAME, con sede in Milano, ed il Veteran Car Club d’Italia, con sede in Torino, cui facevano capo i diversi Circoli e Veteran Car Club sorti in molte città d’Italia, fondendosi, avevano dato origine all’A.S.I., con sede in Torino e circa 600 tesserati.

Ma a Catania cosa accadeva? Accadeva che i quattro pionieri dei quali ho sopra detto, non costituivano un gruppo perché non si conoscevano tra di loro né avevano avuto notizia di altri proprietari di veicoli d’epoca nella loro città. Ed invece quelli esistevano ma, a loro volta, credevano anch’essi di essere unici nel genere.

Provvide a toglierli da tale situazione di stallo l’iniziativa di tre sodalizi catanesi: l’Automobile Club Catania, l’Auto Yachting Club e la Scuderia Etna. Nik Pollina, Pietro Lo Faro e Italo Cultrera, pur nulla sapendo dell’ASI e del movimento delle auto d’epoca ma solo conoscendo tre o quattro proprietari di “Balilla” ed avvalendosi del loro entusiasmo e delle loro capacità organizzative, si cimentarono nell’organizzazione di un “raduno di auto d’epoca”, di incerta riuscita.

Il quotidiano “La Sicilia”, in un trafiletto, dando comunicazione dell’evento che avrebbe avuto luogo il 6 luglio 1969, invitava tutti i possessori di auto costruite prima della guerra a dare la propria adesione presso la sede della Scuderia Etna. Nessuna tassa d’iscrizione. Anzi cena e ricordino offerti dai tre club organizzatori.

Al contrario di ogni previsione si presentarono più di venti auto d’epoca: molte Fiat (una 505 coupé de ville, due 509 torpedo, una 521 cabriolet de ville, dieci 508 Balilla a tre o quattro marce, berline o torpedo, una 514 spider, una 508 Mille Miglia); due Lancia Augusta berlina ed una cabriolet; una Lagonda; una Studebaker 8 cilindri; una Ansaldo 4 H; una Citroen Treflee qualche altra. Solo alcune erano restaurate. Le altre nello stato di “stanchezza” nel quale erano state rinvenute ed acquistate dagli attuali proprietari.

Tra i partecipanti si notavano Aldo Miloro, con le vetture che noleggiava in occasione dei matrimoni, e gli entusiasti Saro Crimi e Stellario Verzera, venuti da Messina nonché i catanesi Filippo Leanza, con alcune delle auto da lui “trattate”, Gianni Chiarenza ed i fratelli Menza, rispettivamente con la Balilla e l’Augusta fresche di restauro, Alfio Puglisi Cosentino con una delle sue trenta veterane, Franco Agosta e Riccardo Costantino con le loro Balilla da restaurare. C’erano anche Attilio Paternò del Toscano, Sergio Lo Pinto, Salvo Salemi, Luigi Corti ed altri.

Il raduno consistette nell’incontro dei partecipanti, con le loro auto, nella Villa Bellini; poi passeggiata fino ad Acireale e rientro a Catania con visita alla casa Museo dello scultore Carmelo Mendola (autore della fontana dei Malavoglia di piazza Verga). La sera, cena presso l’Auto Yachting Club. Tuttavia l’incontro tra Agosta, Chiarenza, Costantino ed i Menza segnò l’inizio di un lungo percorso che, per la loro decisa volontà, nonostante l’apatia di alcuni ed il disappunto di altri, condusse alla costituzione del “Veteran Car Club Etneo”.

Riccardo Costantino ed i Menza erano soci dell’ASI già dal 1968, il primo tramite il Registro Fiat di Torino ed i secondi (sempre dediti alla ricerca, scoperta e studio di vetture “Lancia”) naturalmente tramite il Registro Lancia di Milano, tenuto dall’ing. Giampaolo Cattaneo. Essi godevano di buone amicizie tra i “cultori” della storia dell’automobile, tra i “collezionisti” ed anche tra i dirigenti dell’ASI. Per loro ottenere la federazione del costituendo club non sarebbe stato difficile sol che questo avesse, così come prescritto dallo Statuto ASI di allora, almeno dodici soci e che il 50 % di essi fosse proprietario di un veicolo d’epoca.

Ed invece le difficoltà per loro furono molte anche perché non tutti possedevano un’auto del passato per soddisfare “l’esigenza tanto forte quanto indefinita” di salvarla e guidarla.

A ciò si aggiunse che, in quel periodo, Alfio Puglisi Cosentino, invaghitosi delle sportive degli anni 50/60, sostituì le varie Ansaldo, Bianchi, O.M., Diatto, la Fiat 507 coupé de ville, la Fiat 509 Weymann, la Lancia Lambda, l’Alfa Romeo 1750 SS spider, la Bugatti 35 e tutte le altre anteguerra con le più moderne Lancia Aurelia B 24, Lamborghini Miura, Ferrari 250 SWB, Maserati A6GCS, Alfa Romeo 6C3000 CM disco volante, Alfa Romeo 33/3 Sport e tante altre che, seppur vetture da sogno, non rientravano ancora nell’ambito ASI.

Orbene, per mettere insieme quelle dodici persone che, ironia della sorte, all’ultimo momento furono quattordici, trascorsero ben quattro anni !

Si arrivò così alla fatidica data del 12 novembre 1973 nella quale i soci fondatori sottoscrissero l’atto costitutivo e lo Statuto del Veteran Car Club Etneo, con rogito del Notaio Inzirillo, stante che il notaio Tamburino era tra i soci fondatori. PresidenteRiccardo Costantino.

Il primo vagito del nuovo sodalizio venne emesso a mezzo della bocca di Franco Agosta: “Catania – Etna auto d’epoca”.

Iniziammo subito a programmare la manifestazione che per noi sarebbe stata il banco di prova. Gli entusiasmi, però, si calmarono dopo qualche settimana, allorché apprendemmo che dalla domenica 2 dicembre 1973 sarebbe stato imposto il divieto assoluto di circolazione dei mezzi privati. Era entrata in vigore la “austerity” cioè il contenimento del consumo energetico conseguente alla crisi petrolifera.

Rimanemmo tutti scioccati ma non ci restò che rinviare la manifestazione a data da destinarsi, limitando l’attività agli aspetti culturali del nostro movimento.

Nel 1976, essendo venute meno le restrizioni di circolazione, comprese quelle delle targhe alterne, e superato lo stato di choc, il nuovo Consiglio Direttivo, col presidente Gaetano Palumbo, avviò l’organizzazione della “Catania – Etna auto d’epoca”. Essendo stato costituito a Palermo, nel frattempo, il “Veteran Car Club Panormus”, si confidava nella partecipazione di almeno 10 equipaggi di quel club.

I soci del V.C.C. Etneo, allora, erano 36.

La data della manifestazione venne fissata per i giorni 10 ed 11 settembre 1977 e si iniziò subito a lavorare. Si pensò di utilizzare le entrate costituite dalle quote annuali versate dai soci e di interessare qualche “sponsor” che assumesse “direttamente” parte delle spese occorrenti, senza erogazioni di denaro in favore del club. Sul verbale venne consacrato: “Per tal motivo, sul bilancio del club saranno segnate solo le entrate e le uscite materialmente verificatesi e non anche le spese effettuate dai terzi. Qualora le entrate non fossero sufficienti a coprire le uscite, la differenza a saldo, solo per questa manifestazione, sarà versata in parti uguali da tutti i sottoscrittori del presente verbale”, cioè i componenti del Consiglio Direttivo. Sponsor la “Valentino s.p.a. – Concessionaria Lancia”.

Ricordo che essendo quello il primo raduno organizzato dal club, fra l’altro iscritto nel Calendario nazionale A.S.I., il lavoro più difficile fu quello di ottenere le autorizzazioni ed i nulla-osta da parte delle Autorità competenti. Ma ci riuscimmo.

Il percorso era quello stesso della cronoscalata “Catania – Etna” d’anteguerra. Da piazza Duomo di Catania al Rifugio Sapienza sull’Etna, attraverso Gravina, Mascalucia e Nicolosi. Al Rifugio Sapienza, pranzo, premiazione e … rientro a casa.

Al raduno intervennero 35 equipaggi appartenenti solo ai due “Veteran” siciliani e precisamente 19 all’Etneo e 16 al Panormus. Delusione per l’assenza di equipaggi “continentali”.

Tuttavia il successo fu enorme ed i partecipanti rimasero tutti soddisfatti.

Per gli organizzatori fu molto gratificante la circostanza che “La Sicilia” ed “Espresso sera” dedicarono ampio spazio alla manifestazione, pubblicando, nei giorni che la precedettero, vari articoli con molte foto nonché, nell’edizione della domenica, l’elenco dei partenti e relativi veicoli. Nell’edizione del lunedì, i quotidiani fecero notare che la presenza di spettatori, lungo il percorso, non era stata poi molto da meno rispetto a quella della “vera” Catania – Etna, cioè quella gareggiata con le auto da corsa.

Nell’anno 1978 il numero dei soci del V.C.C. Etneo ebbe un notevole incremento. Fra i nuovi soci la mascotte del club, l’appena diciottenne Orazio Migliorino con la sua diletta Balilla che ancor oggi lo emoziona più di auto ritenute più pregiate.

Considerato il successo ottenuto dalla “Catania – Etna auto d’epoca”, il Consiglio decise di organizzare la “II Catania – Etna auto d’epoca”, di iscriverla nel calendario nazionale “A” dell’A.S.I. per i giorni 9 e 10 settembre 1978 e di accettare il suggerimento dell’amico dr. Ignazio Pavoni, responsabile P.R. della filiale FIAT di Catania, di interessare la Concessionaria Fiat “OSCAR” dei sigg. Messina ed Augugliaro.

Al raduno, denominato anche “Trofeo OSCAR - FIAT” sia per la sponsorizzazione della Concessionariache per l’ampia collaborazione logistica offerta dalla Filiale Fiat di Catania, venne data ampia pubblicità da parte dell’A.S.I. Infatti, su interessamento di Saro Rolandi, presidente della Commissione Nazionale Manifestazioni Auto, la pubblicazione ASIPRESS inviata ai 1100 iscritti dei Club federati, dedicò una pagina all’evento con la sua descrizione ed il programma.

L’esame delle domande di ammissione al raduno fu molto rigoroso e rispettoso dei Regolamenti ASI. Responsabile dell’evento fu Sergio Lo Pinto. Commissario ASI il conte Franz Rodi Morabito.

La manifestazione, magistralmente diretta dall’indimenticabile sportivo Italo Cultrera, comprendeva un concorso di eleganza, che ebbe luogo nel pomeriggio del sabato al Giardino Bellini, ed una gara di regolarità, che si svolse la domenica mattina sul percorso “Piazza Duomo di Catania - Rifugio Sapienza” attraverso gli abitati di Gravina, Mascalucia e Nicolosi. Premiazione e pranzo sull’Etna.

I partecipanti ammessi furono complessivamente 31 dei quali 4 soci del V.C.C. Panormus, 18 del V.C.C. Etneo e 9 di vari clubs del nord. Vennero da Genova, Carlo Vaccari con una De Dion Bouton del 1912; da Pistoia, Andrea Biselli con una Balilla coppa d’oro del 1933; da Camogli, Franco Ivaldi con una M.G. del 1944; da Faenza, la contessa Alessandra Ferniani con una Fiat 507 coupé de ville del 1924; da Milano, Edoardo Tenconi con una Fiat 509 bateau del 1926; da Genova, Franco Martucci con una Bugatti 30 torpedo del 1928; da Roma, Leonardo Sindici con una Fiat Balilla 3 marce torpedo del 1933; da Imola, Luciano Galassi con una Bianchi S 5 torpedo del 1927; da Milano, Angelo Dacomo Annoni con un Fiat Balilla spider del 1934.

Edo Murabito e Nino Urzì, per diversi giorni, informarono la cittadinanza con i loro ampi servizi su “La Sicilia” ed “Espresso Sera”. Pubblicarono anche l’elenco dei partenti e dei loro veicoli. Le notizie vennero diffuse anche dalla rete televisiva RAI regionale e da quelle locali.

Anche questa volta il Consiglio, gli organizzatori ed i soci si dichiararono compiaciuti sia per il successo della manifestazione che per presenza degli equipaggi “continentali”.

Negli anni 1979 e 1980 seguendo il dettato di un antico proverbio latino che dice “repetita iuvant sed secant”, il V.C.C. Etneo si limitò ad organizzare gite sociali ed incontri culturali. Allora i soci erano 50.

Nel 1980 la FIVA (Fédération Internationale des Véhicules Anciens) affidò all’ASI l’organizzazione in Italia del “XIV Rally Internazionale FIVA” per il 1981. D’accordo con Santi Scaletta, allora presidente del V.C.C. Etneo, nella mia qualità di Consigliere Federale proposi al Presidente ASI, com. Augusto Costantino, di realizzare la manifestazione in Sicilia. La proposta incontrò il favore del Consiglio Federale, di Saro Rolandi, presidente della C.N.Manifestazioni ASI e del barone Antonio Spadaro, presidente del V.C.C. Panormus, che sarebbe stato anch’esso coinvolto.

Il XIV Raduno Internazionale FIVA “Sicilia 81”, organizzato in collaborazione tra il V.C.C. Etneo ed il V.C.C. Panormus e con la supervisione di Saro Rolandi, presidente della C.N.M. ASI, si svolse nei giorni dal 7 maggio al 18 maggio 1981 toccando le seguenti località: Palermo, Cefalù, Catania, Taormina, Etna, Siracusa, Enna, Pergusa, Piazza Armerina, Agrigento, Monreale, Casteldaccia, Cerda, Palermo, con la rievocazione storica della “Cronoscalata Catania-Etna”, del “Circuito di Siracusa” del “Circuito di Pergusa” e della “Targa Florio” ed un “Concorso di Eleganza”.

I partecipanti erano 100 e precisamente 53 soci di club federati all’ASI e 47 provenienti dall’estero. L’auto più antica era la Fiat 3 ½ CV del 1899, del Centro Storico Fiat; la più recente la Alfa Romeo 2300 Touring del 1939.

Erano presenti fra gli altri: Cordin Georges (CH) con la Darracq Tonneau del 1900; Pier Luigi Bassini (I) con la Boyer Tonneau del 1903; Frank Smith (GB) con la Oldsmobile Curved Dash del 1904; Kaluza Detlef (D) con la Berliet Targa Florio del 1906; Jean Lutineir (F) con la Fiat 1 bis del 1910; Lord Montagu of Beaulieu (GB), presidente FIVA, con la Vauxhall Prince Henry del 1914, Luis Cascante Davila (E), Vice presidente FIVA, con la Ispano Suiza torpedo del 1918; Georges Cots (CH) segretario FIVA, con la Amilcar del 1922; Luciano Nicolis (I) con la Ansaldo 4 CS del 1924; Alfred Troesch (CH) con la Lancia Lambda torpedo del 1924; Otto Sigfrid Hepp (D) con l’Alfa Romeo RL SS del 1925; Celestino Tartara (I) con la OM665 MM del 1927; Veniero Molari (I) con la Nash A Six 400 del 1928; Thomas J. Padden (GB) con la Bentley Sport Tourer del 1928; Louis Bleriot (F) con la Bugatti 37 del 1929; Peter Channing (GB) con la Rolls Royce 20/25 Tourer del 1930; Vittorio Serventi (I) con la Alfa Romeo 1750 GS del 1930; Antonio H. Weber (E) con la Horch mod. 780 del 1932; Juan Coma-Cros y Cazes (E) con la Bugatti 57 del 1936; Manuel Pestana (E) con la Jaguar SS del 1936; H.D. Dambacher (D) con la Bentley coupé del 1937; Hilton Johnson (CH) con la Bentley 4 ½ del 1938; Max Friedel (F) con la Bugatti 57 del 1938.

Il Rally fu vinto dall’austriaco Radda Gunter (A) su Lancia Aprilia Graber cabriolet del 1938. Nell’occasione le concessionarie Fiat di Sicilia regalarono all’organizzazione una “Panda 45 nuova di fabbrica che, sorteggiata tra i partecipanti, fu vinta da un socio del V.C.C. Panormus. Alla serata conclusiva erano presenti, oltre alle Autorità, il Presidente F.I.V.A, il Presidente ASI nonché Piero Taruffi e Gigi Villoresi.

Il quotidiano “La Sicilia”, a conclusione della serie di articoli giornalieri firmati da Edo Murabito e denominati “nostro servizio particolare”, nell’edizione del 18 maggio 1981, scrisse: “Il miglior metro del successo lo hanno dato ieri i concorrenti entusiasti per tutto; dispiaciuti solo di dover partire: la Sicilia è stupenda – dicevano – ha tanto calore, tanto entusiasmo, peccato doverla lasciare…

                                                                                  Carlo Menza

Catania 2 settembre 2013